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Un problema non "da poco"

L'idea di partire per questo lungo, strano viaggio è nata una notte, mentre stilavo un elenco delle cose che riesco a mangiare. Era incredibile quanto fossero poche! Pasta, rigorosamente in bianco (solo un po' di olio e parmigiano). Pollo, ma senza troppi condimenti. Tra i salumi, solo il prosciutto cotto e il tacchino arrosto. Frutta e verdura neanche a parlarne! Dipendenza cronica da patatine fritte e snack salatissimi. Si chiama Alimentazione Selettiva, i bambini ce l'hanno spesso, di solito intorno ai 3/4 anni. Io ho cominciato a 3 anni, stando a racconti di mia madre, e non mi è più passata...

Ricordo bene il mio primo, vero appuntamento romantico con Paolo: mi aveva portata in un bel ristorantino, ad Arbus. Ero molto imbarazzata mentre leggevo il menù: non c'era, ovviamente, la pasta in bianco fra le opzioni dei primi. Ero davvero imbarazzata, non sapevo come dire a quel ragazzo, di cui mi ero innamorata a prima vista, che non mi piaceva una sola cosa nel menù. No, dire che non mi piaceva niente è sbagliato: non posso sapere se una cosa mi può piacere o meno dal momento che non l'ho mai assaggiata, giusto? Io non so che sapore abbiano i tortellini alla panna, le polpette al ragù, la pizza Margherita... non ho mai mangiato nulla del genere! Assurdo, direte. Lo pensò anche lui quando ammisi la mia colpa e ordinai il mio solito piatto di "pastasenzaniente". Che primo appuntamento disastroso! E le difficoltà si sono susseguite una dietro l'altra: le cene coi parenti di lui, le uscite con gli amici di lui, i pranzi coi colleghi di lavoro, e ogni volta essere sommersi dalla domanda "ma non mangi niente?" e... ogni volta provare a spiegare i miei 'perché', che in realtà non hanno una risposta. Non mangio perché... non lo so nemmeno io. La mia paura è immotivata: ho paura di assaggiare sapori nuovi, come gli aracnofobici hanno paura dei ragni e i claustrofobici hanno paura degli spazi chiusi e stretti. C'è qualcosa nella mia testa che non funziona, e vedo il cibo come un nemico.

A marzo, io e Paolo ci siamo sposati. Da quel giorno, tutti non fanno altro che ripeterci 'quando abbiamo intenzione di procreare', come se avere un figlio fosse l'atto successivo obbligatorio alle nozze. E non è che non ci ho pensato, sapete, ad avere un bambino... ma! C'è sempre quel ma... Ma come posso essere una brava madre se non so nemmeno mangiare come una persona normale? Ma come posso crescere un pupo se sto massacrando il mio corpo di cibo-spazzatura? Ma come posso creare una nuova vita se mi sto uccidendo giorno dopo giorno, lentamente? ​Quanto posso vivere ancora mangiando così male? Ecco da dove è nata l'idea e il bisogno del viaggio. Il viaggio è cambiamento, è voglia di guarire, è voglia di farcela. Direte voi: ma non facevi prima a pagare una brava psicologa? Oh, ci ho provato una volta! Arrivo, mi sdraio nel lettino ed esordisco con: ho un problema, non mangio pomodori, non mangio carne, non mangio frutta e verdura. La psicologa risponde: "non ho mai sentito un problema del genere", dopodiché comincia a scavare nella mia infanzia cercando di attribuire i miei no al cibo ad un brutto rapporto con mia sorella. Insomma, 50 euro buttati nel cesso! Probabilmente mi sono solo rivolta alla persona sbagliata. Difatti ho deciso che comincerò il viaggio con una prima tappa a Monza... dove esiste un centro medico dedito proprio ai problemi legati all'alimentazione. Ma di questo vi parlerò più avanti.

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