top of page

Momenti di struggimento nell'antico ghetto ebraico di Ferrara: cena all'Osteria del Ghetto

Dopo aver trascorso una bella giornata nelle spiagge di Cervia, a mangiare piadine romagnole e a raccogliere conchiglie, mentre nel cielo si svolgeva una sfida fra aquiloni, ci spostiamo verso Ferrara. Abbiamo un invito a cena all'Osteria del Ghetto proprio in questa splendida 'città di biciclette' e capitale del Rinascimento. Siamo molto ansiosi di assaggiare le pietanze che Laura Molinari, l'amministratrice del locale, ha scelto per noi. Questa osteria resta un po' nascosta tra i viottoli antichi della vecchia Ferrara, ricchi di passaggi segreti, dissimulata tra i vecchi edifici costruiti dagli spagnoli. Il ristorante è quasi al completo, ci sono comitive e coppiette che stanno cenando in un'atmosfera molto tranquilla ed elegante. Ci accoglie Laura, vera anima del locale, che ci fa accomodare e ci porta un cesto di pane tipico ferrarese che si chiama la coppia. Poi parliamo dei nostri gusti: ovviamente noi vogliamo assaggiare i mitici cappellacci, dei tortelli ripieni di zucca tipici di questa città, e verremo accontentati. Tutto magnifico, potrebbe sembrare una serata spensierata e serena come tante altre, per me e Francesca... ma ben presto scopriamo di trovarci proprio dentro un pezzo di storia d'Italia molto doloroso. Tra un pasto e l'altro, infatti, ascoltiamo le storie di questo ghetto ebreo... di come le leggi razziali e le persecuzioni naziste hanno distrutto e devastato una comunità intera, che viveva qui e contribuiva alla crescità della città.

Il Ristorante: siamo in una delle zone più antiche della città, costituita da case in cotto, alcune disadorne e altre con portali riccamente decorati o con balconcini in ferro battuto. E' via Della Vittoria n. 26, nello storico ghetto ebraico di Ferrara, vicino alla piazza della cattedrale e al Castello Estense.

La storia: il ghetto di Ferrara fu istituito nel 1627. Via Vignatagliata, Via Vittoria e Piazzetta Isacco Lampronti costituivano il quartiere ebraico: era qui che Giorgio Bassani insegnò durante la segregazione razziale, ed è questa la Ferrara che egli ha immortalato nel suo romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini". Circa 1.500 ebrei vivevano a Ferrara, solo cinque ebrei ferraresi fecero ritorno dai campi di sterminio nazisti, ci racconta Laura. Solo cinque. L'ambiente: non fatevi ingannare dall'aspetto esterno, che potrebbe sembrare l'ingresso di una classica osteria. In realtà, una volta entrati, scoprirete un ambiente raffinato, sobriamente elegante. Un luogo dove si respira il tempo che passa: si tratta pur sempre di un antico edificio del 1500!Al piano di sopra, salendo una scaletta stretta, vi sono due sale arredate modernamente, con quadri di diversi stili alle pareti e tavoli apparecchiati alla perfezione. Vi sono travi a vista e murales su pareti... perché in passato, in questo locale, si organizzavano delle stupende serate di musica jazz! Ogni tanto qualcuno viene ancora qui a suonare, ci svela Laura, ma c'è un po' troppa risonanza per via del soffitto basso.

La cucina: il Team gastronomico è formato da Stefano Bianchini (chef), Mirko Visentini e Laura Molinari (ai Dolci). Potrete scegliere fra 3 diversi tipi di cucina: c'è quella ferrarese, quella ebraica e quella alternativa. La cucina ferrarese viene proposta in un menù tipico, fatto di pochi piatti tramandati dalla tradizione: cappellacci di zucca come primo piatto e la salamina da sugo servita al cucchiaio come secondo. La Cucina ebraica è ricca di propri rituali e qui all'Osteria del Ghetto potrete assaggiarla leggermente rivisitata. Infine ci sono i piatti alternativi, derivanti dalla tradizione ferrarese, ma ricchi di nuovi sapori grazie alla forte competenza ed esperienza del cuoco Stefano.

Le impressioni di Paolo: arriva proprio il primo piatto che desideravamo assaggiare: cappellacci di pasta fresca al ragù con ripieno alla zucca. Il loro nome deriva dalla foggia dei cappelli di paglia tipici dei contadini. Sono una variante della paste ripiene davvero particolare, con la dolcezza della zucca racchiusa nella sfoglia all’uovo fatta in casa! La pasta è ottima, lo spessore perfetto e il sapore del ripieno alla zucca si contrappone in modo squisito al gusto deciso del ragù di carne al pomodoro. Come secondo piatto proviamo qualcosa della tradizione ebraica: la Faraona! Il piatto è composto da alette di faraona con cous cous (un elemento immancabile della cena ebraica), pere e cipolla. Si tratta di un sapore che sento per la prima volta: l’accostamento dolciastro della pera con il cous cous e della cipolla si sposa con il gusto tenero della carne. Sono soddisfatto ma ho ancora spazio per un dolce: un budino del paradiso, saporito e profumato. E' un dolce ebraico di origine sefardita, e si sente bene il caramello. Un finale degno di questa serata.

Le impressioni di Francesca: alla vista del ragù mi paralizzo; ero molto curiosa di assaggiare i cappellacci con ripieno di zucca, ma speravo non ci fosse il tanto odiato pomodoro. Comunque mi faccio coraggio per non offendere Laura: all’assaggio trovo molto strano il sapore dolce della zucca, e ridendo dico a Paolo che é come mangiare "pasta con la marmellata", però mi aiuto un po' coprendo tutto con formaggio grattugiato. Riesco a mangiarne solo uno. Laura si rattrista nel vedere che non sono riuscita a superare i miei blocchi sul ragù, perciò decide per un secondo che sembra essere più di mio gusto: la faraona. Simile nell’aspetto al pollo, riesco subito a gustarla senza problemi. E' una delizia piena di sapore, una vera sorpresa! Dalla bocca mi esce una frase che mai avrei pensato di dire: “credo sia addirittura più buona del pollo!” - Siamo sempre fra le carni bianche, dopotuttto... magra e piena di proteine ma con un sapore unico e molto aromatico. La adoro! Come dolce, invece, Laura mi ha fatto assaggiare la vera Tenerina al cioccolato ferrarese. Essendo priva di lievito rimane molto bassa, ed è sormontata da una croccante crosticina, ma ha un cuore tenero e goloso.

Cosa ci è piaciuto di più: unire il pasto ai racconti e alle spiegazioni storiche del luogo in cui ci trovavamo è stato molto emozionante. Siamo rimasti colpiti da questo luogo ricco di ricordi, di architetture particolari, di luci soffuse e atmosfere da brividi. La storia ci permette di rivivere momenti di indicibile orrore e di fermarci a fare una profonda riflessione su tutto quello che è capitato: Ferrara ospitava una numerosa comunità ebrea che si integrava bene nel tessuto sociale cittadino; improvvisamente, assurde persecuzioni ne hanno devastato l'equilibrio. Giudizio finale: in una strada tranquilla, nel quartiere ebraico, esiste un ristorante che non potete perdervi e che si distingue dalle classiche osterie: all'Osteria del Ghetto potrete mangiare piatti tipici ferraresi, ebraici e altre prelibatezze, cucinate ad hoc. Ogni piatto è studiato nei minimi particolari, con un tocco di classe ed originalità. Personale da 10 e lode... ci si sente come a casa grazie alla gentilezza della signora Laura. Il servizio è veloce, lo staff è pronto a soddisfare qualsiasi esigenza degli ospiti, mostrando un'ottima preparazione.

Potrebbe interessarti anche...
bottom of page